Il periodo del solstizio d’Inverno inizia con il 13 dicembre, festa della Dea della Luce, o Lucia come è stata ribattezzata dalla Chiesa.
Ritroviamo però le radici di questa festività in diverse tradizioni del nord Europa, in Svezia una donna che simboleggia la Luce va per le case con una ghirlanda luminosa in testa. Lo stesso nome della Dea fatta Santa porta in grembo la Luce.
Nei giorni più bui dell’anno si invocava la Dama Bianca, la Dea della Luce affinchè illuminasse la notte più lunga dell’anno.
(in foto, statua di Demetra che si trova a Gela, CL)
Demetra per i romani era la Dea del grano, dell’agricoltura e del raccolto, in questo giorno nessuno mangiava pane ma tradizionalmente mangiavano chicchi di grano in segno di riverenza e propiziazione alla divinità che avrebbe così illuminato il buio e protetto il futuro raccolto.
La storia racconta che Santa Lucia nacque a Siracusa intorno al 283, era di famiglia nobile e fu promessa sposa ad un pagano. Il padre morì quando lei era ancora piccola.
Quando sua madre fu colpita da una grave malattia, lei decise di recarsi in pellegrinaggio a Catania, presso il sepolcro di S. Agata a chiederne la guarigione. Qui promise, per voto, di donare tutti i suoi averi ai poveri e di non sposarsi per dedicare tutta la sua vita a Dio. Il pretendente però non fu d’accordo con la sua decisione e la denunciò come cristiana.
Vi erano in vigore in quel tempo i decreti di persecuzione dei cristiani emanati dall’imperatore Diocleziano e Lucia fu presa e processata, sottoposta a molte torture fino a che non fu decapitata: era l’anno 304.
Il suo culto si diffuse da subito in tutte le chiese dove fu venerata come santa protettrice degli occhi, forse per il suo nome che significa “promessa di luce“.
(in foto il simulacro argenteo di Santa Lucia, opera del 1599 del palermitano Pietro Rizzo in processione a Siracusa)
Anche se patrona di Siracusa, Santa Lucia, ha un posto speciale nel cuore di tutti i siciliani, che in questo giorno si astengono dal mangiare pane e pasta. Questo per ricordare il miracolo della Santa che liberò la città di Palermo dalla carestia nel 1646, facendo arrivare nel porto un bastimento carico di grano.
La gente che per diversi mesi aveva sofferto la fame, non aspettò di macinare il grano, ma lo bollì per sfamarsi in minor tempo, aggiungendo solo un filo d’olio, creando così la “cuccìa”.
Ma la rinuncia a mangiare pane e pasta in questo giorno, non deve far pensare come a una penitenza, poiché risotti, panelle, timballi e le immancabili arancine sono i protagonisti di una giornata all’insegna della golosità.
Andiamo allora a conoscere la ricetta per delle ottime arancine.
1kg di riso
100 g di burro
2 dadi (oppure brodo vegetale preparato in precedenza)
3 uova
50 g di formaggio pecorino
pepe
Una bustina di zafferano.
Per il ripieno:
500g di tritato di manzo
500g piselli novelli
Cipolla q.b
Concentrato di pomodoro q.b.
Sale e zucchero a piacere
Procedimento
Mettere un litro di acqua in una pentola con i dadi e il burro. Quando sono sciolti aggiungere il riso e cuocere. A cottura ultimata scolare e fare raffreddare. Aggiungere le uova e il formaggio e amalgamare bene.
Per il ragù: Soffriggere la cipolla aggiungere il tritato e i piselli e il concentrato di pomodoro sale e zucchero a piacere ( il ragù deve venire ristretto).
Quindi formare delle palline con il riso fare fare un buco al centro. Mettere un cucchiaio scarso di ragù e chiudere con il riso.
L'arancina è fatta. Passare le arancine dalla pastella (solo farina e acqua) e infine dal pan grattato. Friggere in abbondante olio.
Che siate devoti o no di Santa Lucia, buon appetito!
Ricetta a cura di Giacoma Di Capua
Notizie su Demetra dal testo di E. Pacifici "La Terra delle Grandi Madri"
Notizie e foto su S. Lucia dal blog PalermoViva
Articolo del 11\12\2019;
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