IGNAZIO e VINCENZO FLORIO
Nella memoria dei più, l’impero economico e finanziario dei Florio fissò delle immagini indelebili soprattutto attraverso la figura più appariscente della famiglia, Donna Franca Florio (Guglielmo II, imperatore tedesco, la chiamava “Stella d’Italia”, per D’Annunzio era “Unica”in quanto “corpo regale e essenza voluttuosa”, per i siciliani fu la “Regina di Palermo”).
Donna Franca visse pienamente una Palermo opulenta e cosmopolita, a cavallo tra ‘800 e ‘900 tra gli sfarzi della Belle Epoche. Per lei tutto ebbe inizio nel 1893. Allora ventenne andò in sposa a Ignazio jr della ricca famiglia Florio, protagonisti della bella vita siciliana. Dai loro palazzi passavano teste coronate, artisti e vip dell’epoca. Su Donna Franca si incrociarono, in maniera più o meno felice, gossip e storia. Parte del gossip riveniva dal marito Ignazio, risaputo donnaiolo. Le sue scorrettezze coniugali, tuttavia, passavano in secondo piano visto l’enorme fiume di denaro e l’entità degli affari familiari con i quali veniva lenito ogni dissapore.
I Florio possedevano di tutto: tonnare, l’isola di Favignana, il quotidiano L’Ora, cantine, fabbriche di ceramica, cantieri navali (Palermo, Messina, Genova), un’industria chimica, il Grand Hotel Villa Igiea, solfatare, compagnie di navigazione, ecc..
Donna Franca fu attivissima nel sociale, promuovendo -inoltre- una precisa politica dell’immagine. Le azioni sociali, i rapporti economici e quelli diplomatici, riflettevano il suo proposito di rappresentare il modello di una nuova Sicilia.
Nello scorso maggio, la Commissione Toponomastica, a seguito di nostra segnalazione, ha formalizzato l’intitolazione a DONNA FRANCA FLORIO (Franca Jacona), la scalinata detta di “Porta Marina” o “Punenti”, informalmente denominata “Scalinata del Rotary” o “Scalinata della Pace” che da Piazza Barone Giacomo Alliata arriva alla Via Don Leonardo Zangara.
Ma andiamo con ordine, esaminando cronologicamente ma sinteticamente la storia di “Casa Florio”, collocandola in una Sicilia che oggi avremmo persino noi “siciliani” difficoltà a riconoscere.
1793 – PAOLO, IGNAZIO FLORIO E PAOLO BARBARO da Bagnara Calabra emigrano in Sicilia. A Palermo rilevano la drogheria Bottari, in via dei Materassai. Lì si specializzano nell’importazione e vendita del chinino, di spezie e altre sostanze aromatiche. L’attività si rivelò di immediato successo economico. Il chinino, infatti, all’epoca era l’unica cura contro la malaria, che all’inizio del ‘900 in Italia mieteva almeno 15.000 vittime l’anno. Non tutti, tuttavia, potevano permetterselo, almeno fino al 1901, allorché divenne monopolio di Stato e se ne impose la vendita a basso costo nelle privative di tabacchi.
Con i primi guadagni comprarono la prima nave da trasporto per i loro commerci. L’idea di puntare sui trasporti marittimi si rivelò geniale, considerato che all’epoca esistevano poche vie di comunicazioni terrestri, e ancor meno mezzi idonei di trasporti.
A causa dell’occupazione napoleonica di Napoli, 1806 – 1815, Palermo diviene sede della corte di Re Ferdinando III, che comportò per la nostra isola un notevole beneficio economico in conseguenza delle notevoli spese che la corte effettuava nel territorio.
1825 – 1835 IGNAZIO E VINCENZO FLORIO (quest’ultimo figlio di Paolo, poi divenuto senatore) ampliano notevolmente la flotta mercantile e iniziano ad investire nelle tonnare. Nel comparto marittimo operano sull’ammodernamento delle strutture marinare, rivoluzionando le tecniche produttive e commerciali. Investono sulla conservazione del tonno e dei suoi derivati, inventando la scatoletta per conservarlo.
Nel 1833 i loro interessi si ampliano e abbracciano la produzione dei vini Marsala. Acquistano un baglio in contrada Inferno a Marsala e ne attivano lo stabilimento enologico. In breve tempo entrano in società con i vari Whitaker e Ingham, inventori e creatori del “vino marsala” - marchi ancora presenti sul mercato, per poi acquistarne le quote societarie.
1860 – 1891 IGNAZIO FLORIO SENIOR eredita l’importante posizione economica alla morte del padre, Senatore Vincenzo Florio, avvenuta nel 1868. Grazie alle sue intuizioni, in quel periodo si ebbe la massima espansione della flotta mercantile e passeggeri, divenendo la più importante al mondo. Contestualmente si amplia a ventaglio l’attività economica del gruppo, con interessi nel settore delle solfatare, nelle fabbriche di ceramica, nell’editoria (fondano il quotidiano L’Ora), oltre ad acquisire nuove tonnare e altri stabilimenti vinicoli del marsala. Con la fondazione del Banco Florio, insidiano la supremazia finanziaria dei Roschild, con i quali erano in società e comunque in affari. Un loro dipendente, dal nome Francesco Crispi, ora siederà a capo del governo nazionale.
Tra il 1870 e il 1875, Ignazio Florio effettua importanti investimenti immobiliari, quali: l’arcipelago delle isole Egadi per £ 2.750.000, con tonnare attrezzate, piantagioni e relativi titoli nobiliari; circa 1.500 ettari di terreni in tutta la regione e in particolare il feudo di Bruca di circa 600 ettari per £ 267.781, nella nostra provincia.
1891 – IGNAZIO FLORIO Junior E VINCENZO succedono al padre Ignazio Florio Senior alla sua morte, avvenuta a soli 53 anni. Ignazio ha 22 anni, il fratello Vincenzo solo 8. Ignazio sposa Franca Jacona dei Baroni Notarbartolo che con la sua bellezza e il suo fascino segnerà un’epoca di costume che va a coincidere con la Belle Epoque.
In questi anni trovano ospitalità presso le fantastiche ville dei Florio i regnanti d’Europa, tra questi il Kaiser di Germania Guglielmo II e la Zarina di Russia che, a causa della sua malattia, spesso passava l’intero inverno a Palermo ospite dei Florio. Villa Igiea, l’Olivuzza, i Quattro Pizzi all’Arenella ne sono ancora oggi testimoni.
La nuova congiuntura economica, dovuta principalmente allo spostamento dell’asse industriale al nord, l’ampliamento delle strade ferrate a livello mondiale, che di fatto ridimensionarono i trasporti marittimi, l’apertura del Canale di Suez, che renderà inadeguate le navi dei Florio, sono alcune della cause del loro declino.
Una dinastia che quasi come un miracolo aveva cambiato la terra siciliana, iniziava a spegnersi. Gli sprechi pazzeschi di Donna Franca e di Ignazio ne accelerarono la fine. Ad alimentarne il mito, tuttavia, erano le elargizioni benefiche, mecenatiche e turistico-sportive (vds. Targa Florio), ma anche culturali, economiche e di costume che, penetrando nella mente dell’uomo, sopravvivono a qualunque tempo.
LA PRESENZA DEI FLORIO NEL TERRITORIO DI CASTELLAMMARE DEL GOLFO
Alcuni documenti confermano l’interesse finanziario e commerciale dei Florio nel nostro territorio. Si riportano di seguito i più significativi:
- 29/08/1862 – Vincenzo e Ignazio Florio senior, acquistano magazzini a Castellammare del Golfo da Guglielmo e Giacomo Perollo (atto notaio F. Di Giorgio di Belmonte Mezzagno).
- 19/07/1868 – Ignazio Florio senior, acquista magazzini in Castellammare del Golfo da Vito Mattarella (atto notaio S. Briguccia).
- 15/02/1870 – Ignazio Florio senior acquista dei magazzini in Castellammare del Golfo da Francesco Galante e Antonino Sceusa (atto notaio Mangiarotti di Castellammare del Golfo ).
- 23/04/1870 – Ignazio Florio senior acquista dal principe di Pandolfina, Ferdinando Monroy e Bartolotta, l’ex feudo di Bruca di ettari 592.83.56, oltre a casamenti vari, per lire 267.7881,47 (atto notaio Giuseppe Quattrocchi). Nel 1873 edificano l’attuale baglio di Bruca. Il feudo è detenuto in affitto da Alberto e Gaspare Bianco dal 1891 e antecedentemente (atto notaio Francesco Cammarata - Rep. 12024/12340 – Archivio notarile di Palermo).
- 27/04/1874 – Presso l’Intendenza di Finanza di Trapani si svolge l’asta pubblica per la vendita della tonnara di Scopello, che viene aggiudicata per Lire 175.000 a Francesco Incagnone che il 30/04/1874 (atto notaio Paolo Giammarinaro di Trapani) dichiara di averla acquistata quale procuratore di Ignazio Florio senior, della di lui sorella Angelina De Pace, di Antonino De Pace, di Vincenzo Giachery, di Salvatore Cricchio e di Eugenio Cricchio. La famiglia Florio diviene proprietaria, quindi, per i 5/8’.
Pur non conoscendo l’esatta ubicazione dei magazzini acquistati a Castellammare del Golfo, si dovrebbero -infatti- visionare gli atti di acquisto, se ne desume l’ubicazione nella nostra attuale marina. Ciò sarebbe logico immaginare, considerata la logistica in relazione al settore dei trasporti marittimi dei Florio.
CONCLUSIONI
Considerata la superiore narrativa, si ritiene che la dinastia dei Florio non può non aver influenzato economicamente e socialmente la nostra Castellammare del Golfo. Pur tenendo conto della parabola discendente che si è consumata alla fine del secolo 19° in casa Florio, rimane la storia a testimoniare la straordinarietà di una famiglia che è stata capace di trasformare positivamente anche il modo di pensare dei siciliani e di avere avuto nella discendenza con Vincenzo senior e Ignazio senior la massima espressione dell’imprenditoria a livello mondiale.
Articolo del 03\02\2020;
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